Lo sciopero Argentino: intervista a Marta Scarpato, Coordinatrice internazionale della CTA -T a Bruxelles.

6' di lettura
Mi piace!
0%
Sono perplesso
0%
È triste
0%
Mi fa arrabbiare
0%
È fantastico!!!
0%

Le bandiere della UIL hanno sventolato alle porte dell’ambasciata argentina, per esprimere il massimo sostegno allo sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici di Buenos Aires, contro le misure liberticide del Governo Milei.  Insieme alla CGIL, il Sindacato delle persone ha consegnato una lettera di solidarietà per i compagni e le compagne di Cgt, Ctat e Ctaa che stanno affrontando una seria minaccia per la democrazia e la tenuta sociale del Paese.

A spiegarci come e perché è Marta Scarpato, Coordinatrice internazionale della CTA -T a Bruxelles.

I sindacati argentini hanno convocato uno sciopero generale in piena estate per opporsi a delle misure restrittive del diritto di manifestazione, sciopero e convocazione delle assemblee sindacali. Quali sono i timori del movimento sindacale argentino?

Tutti i timori su Javier Milei che nutriva buona parte della società argentina (il 45% che non lo ha votato) e in particolare il movimento sindacale, sono stati ampiamente confermati. Milei, fenomeno mediatico, sconosciuto fino a prima della pandemia, senza alcuna esperienza manageriale o di governo e senza un partito politico, è, come in altri Paesi, il sintomo di una crisi politica, economica e culturale con gravi conseguenze per i lavoratori. In poche settimane, durante le vacanze di fine anno, in piena estate australe, ha presentato tre provvedimenti dalle gravi e pesanti conseguenze per il mondo del lavoro e la società in generale:

1. UN PROTOCOLLO DI SICUREZZA PER IL CONTROLLO E LA REPRESSIONE DELLA PROTESTA SOCIALE, chiamato Protocollo Bullrich, dal nome del ministro che lo promuove. È noto ai sindacati per la sua tendenza ad applicare misure repressive molto dure. Questo stabilisce regole estremamente rigide per le mobilitazioni. Il documento attribuisce poteri legislativi e giudiziari alla polizia e alle forze di sicurezza, cerca di riutilizzare le forze armate in attività interne (cosa vietata dall’ultima dittatura) e cerca di criminalizzare la protesta sociale. Stabilisce che tutte le organizzazioni e i manifestanti che bloccano strade, edifici industriali o commerciali, fabbriche o uffici commettono un reato che autorizza l’intervento della forza pubblica. Ed è passibile di milioni di dollari di multe.

Dopo la prima marcia sindacale e sociale verso i tribunali, ogni sindacato e organizzazione partecipante è tenuto a pagare l’equivalente di 60.000 euro, una cifra astronomica in Argentina. Come se non bastasse, poi, ogni leader (presente o meno) può essere arrestato e condannato ad anni di carcere. Era dalla dittatura militare del 1976-1983 che il movimento sindacale non veniva minacciato da simili misure.

2. Il DECRETO DI NECESSITÀ E URGENZA (DNU) è uno strumento costituzionale che consente al Presidente della Repubblica di legiferare in circostanze eccezionali. È espressamente vietato per questioni penali, fiscali o di regime di partito politico. Non può essere utilizzato senza discernimento e, soprattutto, non può impedire o bloccare in alcun modo il funzionamento del Parlamento. Le DNU devono essere ratificate dal legislatore. Milei intende far passare a tutta velocità un eccessivo DNU che elimina più di 330 leggi, con l’obiettivo dichiarato di smantellare lo Stato. Infatti punta a modificare regressivamente l’economia, l’industria, il commercio nazionale ed estero, l’organizzazione del lavoro, l’istruzione, la sanità e tutti i servizi pubblici (che devono passare in ambito privato), la cultura, tra gli altri settori chiave.

Dopo la pubblicazione e prima di ottenere l’accordo del Parlamento, i Ministeri del Lavoro e dell’Istruzione sono già stati aboliti (sono diventati semplici segretari di Stato di un “super ministero del Capitale Umano” (SIC). In più, centinaia di lavoratori statali sono stati licenziati e sono stati eliminati controlli sui prezzi dei beni essenziali, dell’energia,  l’acqua potabile e la medicina privata. Una forte svalutazione ha aumentato la già enorme inflazione subita dalla popolazione argentina. Ad esempio, nel mese di dicembre, ha raggiunto il 25% dei prezzi generali. Una cifra applaudita dal presidente che aspira a raggiungere il 30% di inflazione mensile…

3. La Legge Omnibus è un insieme di leggi che mira a dichiarare “lo stato di emergenza pubblica in materia economica, fiscale, previdenziale, di difesa, energetica, doganale, sanitaria, pubblica amministrazione fino al 31 dicembre 2025”. Prevede anche la possibilità di rinnovarlo per altri due anni, cioè per l’intero mandato presidenziale. Un annullamento del potere legislativo.

Nonostante la gravissima situazione economica e finanziaria del paese, il Governo del neoeletto Presidente Milei, a pochi giorni dalla sua elezione, ha dato priorità assoluta alla necessità di “regolare” le manifestazioni sociali. Come mai, secondo te, questa scelta?

L’urgenza di approvare un protocollo di sicurezza di questa natura ha a che fare con la consapevolezza che sindacati e società in generale, non accetteranno passivamente misure di questa portata. Il governo sa che non si trova di fronte a una società e a organizzazioni che accetteranno misure così dure. Sanno da episodi passati (la resistenza durante la dittatura, la crisi del 2001 e altri) che queste politiche generano un forte conflitto sociale. Perciò, lo scopo di queste decisioni è proprio quello di intimidire.

In particolare, vale la pena ricordare che il governo e soprattutto la vicepresidente (parente dei militari della dittatura) intendono fermare i processi sui crimini contro l’umanità commessi dal governo de facto. Quindi puntano a  rilasciare coloro che sono condannati dal sistema giudiziario o coloro che sono detenuti nelle carceri ordinarie. Si tratta della messa in discussione dello slogan “Dittatura mai più!” che la società argentina ha incorporato come parte della sua identità e della politica dello Stato.

Qual è stato l’appoggio internazionale che avete ricevuto e quali sono le azioni che intendete intraprendere in ambito internazionale, incluso l’ILO?

La verità è che i compagni delle tre confederazioni argentine (CGT-CTAT-CTAA) sono stupiti e commossi dall’impressionante ondata di solidarietà ricevuta in primo luogo dal movimento sindacale nazionale e internazionale, ma anche da settori della cultura, organizzazioni e per i diritti umani.

Per rispondere a questa valanga di misure di estrema destra, il movimento sindacale argentino, avvalendosi dei diritti costituzionali e in unità d’azione, ha indetto uno sciopero generale per il 24 gennaio 2024. Speriamo sia davvero massiccio a livello nazionale. Ci auguriamo che le compagne e i compagni si mobilitino non solo nella città di Buenos Aires, ma in tutto il paese.

Sono state inviate le denunce all’OIL, al Comitato per la libertà sindacale, e fortunatamente, abbiamo il sostegno e la solidarietà di un gran numero di organizzazioni nazionali e internazionali sorelle. Colgo l’occasione per ringraziare in particolare la UIL, che è stata al nostro fianco fin dall’inizio.  GRAZIE MILLE!

Intervista di Massimo Di Pietro, Responsabile Dipartimento Internazionale UIL.

Articoli Correlati